Sebbene condividere momenti della propria vita sui social possa essere un modo per esprimersi e connettersi con gli altri, l’atto di postare ossessivamente selfie può riflettere dinamiche psicologiche più complesse e, in alcuni casi, potrebbe essere indicativo di una condizione psicopatologica.
È importante riconoscere quando questo comportamento incide negativamente sulla propria vita e cercare strategie e supporto per gestire la propria immagine e la propria autostima in modo più sano ed equilibrato.
Vediamo insieme cos’è la “selfite” e cosa comporta.
L’impatto psicologico del postare selfie
Postare selfie sui social media può innescare una serie di risposte emotive, sia positive che negative. Da un lato, ricevere approvazione e complimenti può aumentare l’autostima. D’altro lato, la ricerca costante di validazione esterna può diventare una spirale che alimenta insicurezza e dipendenza da feedback positivi.
Il fenomeno degli influencer sui social media ha contribuito all’aumento del postare selfie, spesso promuovendo ideali di bellezza irrealistici. Questi influencer possono esercitare pressioni significative sulla percezione dell’immagine corporea, specialmente tra i giovani, portando a una maggiore insicurezza e all’adozione di comportamenti di tipo ossessivo per cercare di conformarsi a tali standard.
Quando postare selfie diventa un comportamento ossessivo?
Il comportamento diventa preoccupante quando il desiderio di postare selfie assume caratteristiche ossessive, come una necessità impellente di postare frequentemente per sentirsi validati, un’eccessiva preoccupazione per l’immagine personale o l’aspetto fisico, e un investimento significativo di tempo per scattare il selfie “perfetto”.
Questi comportamenti possono nascondere bassa autostima, insicurezze profonde o difficoltà nel gestire le emozioni e le relazioni interpersonali.
Possibili disturbi associati alla selfie-mania
La “selfie-mania” può essere un sintomo di disturbi psicologici più profondi, riflettendo una complessa rete di questioni relative all’autostima, all’immagine corporea e alla dipendenza da internet. Disturbi come l’ansia sociale e la depressione spesso si nascondono dietro la costante ricerca di approvazione e riconoscimento attraverso i like e i commenti sui social media.
Inoltre, questa mania può essere associata a disturbi della personalità, come il disturbo narcisistico di personalità, dove l’individuo può avere un bisogno eccessivo di ammirazione e una mancanza di empatia per gli altri. Disturbi dell’immagine corporea, come la dismorfofobia, possono anche essere aggravati dalla pressione di presentare una versione idealizzata di sé stessi online, portando a un ciclo vizioso di confronto e insoddisfazione. La dipendenza da internet e dai social media è un’altra area di preoccupazione, con individui che possono trascorrere ore a curare e a pubblicare selfie, trascurando altre aree della loro vita.
Gestire la “selfite”: l’approccio psicoterapeutico
Nell’affrontare il fenomeno della “selfite”, come è anche conosciuta l’ossessione di postare selfie sui social media, uno psicoterapeuta può adottare un approccio terapeutico multiplo, mirando a comprendere e trattare le radici psicologiche sottostanti di questo comportamento.
La terapia cognitivo-comportamentale si rivela spesso centrale nel processo di guarigione, aiutando i pazienti a identificare e modificare i pensieri distorti che li spingono a cercare costantemente approvazione esterna attraverso i social media. Questo tipo di terapia può essere integrato con strategie che promuovono l’accettazione di sé e l’impegno in azioni allineate ai propri valori personali, piuttosto che alla ricerca dell’approvazione altrui. Un lavoro focalizzato sull’immagine corporea e sulla stima di sé può contribuire a costruire un senso di valore interno che non dipende dal giudizio degli altri. La comprensione dell’impatto dei social media sulla salute mentale e lo sviluppo di interessi al di fuori di questi ambiti possono ulteriormente supportare i pazienti nel trovare equilibrio e soddisfazione nella loro vita quotidiana.
In alcuni casi, può essere utile esplorare tecniche come l’esposizione con prevenzione della risposta, per aiutare i pazienti a gestire l’ansia legata alla non pubblicazione di selfie. Attraverso un tale approccio personalizzato e comprensivo, lo psicoterapeuta può guidare i pazienti verso una maggiore autostima e benessere psicologico, riducendo la dipendenza dalla validazione esterna fornita dai social media.
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