L’esame spirometrico, che è il più diffuso test utilizzato per valutare la funzionalità polmonare, si basa su una serie di semplici prove indolori, non invasive, oggettive e standardizzate.
Il suo impiego è consigliato per pazienti affetti da disturbi ostruttivi (presenza di un ostacolo) oppure restrittivi (restringimento del diametro delle vie aeree), che diminuiscono le prestazioni respiratorie e quindi l’ossigenazione dei tessuti.
Il tracciato spirometrico consente di visualizzare sotto forma di grafico i diversi volumi di aria che entrano ed escono dagli alveoli polmonari durante l’inspirazione e l’espirazione.
Come è strutturato l’esame spirometrico
Dopo aver fatto eseguire al paziente una profonda inspirazione, lo si fa emettere molto lentamente la massa d’aria introdotta, che viene misurata dall’apparecchio.
L’analisi permette di valutare i seguenti parametri:
- volume corrente, che è la quantità di gas mobilizzato a ogni atto respiratorio;
- volume di riserva espiratoria, che è il massimo quantitativo di aria emessa dopo la fine della normale espirazione;
- volume di riserva inspiratoria, che corrisponde al massimo volume inspirabile al termine di una normale inspirazione;
- volume residuo, che è la quantità di aria che rimane comunque nel polmone anche dopo un’espirazione massimale;
- ventilazione polmonare, che si ottiene dal prodotto tra volume corrente X frequenza respiratoria;
- capacità vitale, che corrisponde alla quantità massima di aria mobilizzata durante un atto respiratorio massimale.
In condizioni fisiologiche, ogni persona compie circa 15 atti respiratori al minuto, che possono aumentare fino a 35-40 al minuto durante attività sportiva di varia intensità.
Il volume normale di aria introdotta ed emessa durante la respirazione è variabile e dipende dalla costituzione e dalle condizioni fisiche del soggetto.
Con l’invecchiamento si nota un aumento del volume residuo e una diminuzione di quello di riserva, sempre con valori soggettivi.
Mediante il test spirometrico è possibile visualizzare tutte queste misurazioni che vengono poi rapportate ai parametri fisiologici del paziente, per formulare la diagnosi.
Esame spirometrico: a cosa serve?
L’esame spirometrico serve per evidenziare la presenza di disturbi respiratori a livello alveolare, cioè dove si verificano gli scambi di ossigeno e di anidride carbonica con il sangue.
L’aria inspirata, che è ricca di ossigeno, cede questo elemento al sangue che, una volta ossigenato, può distribuire la molecola a tutto il corpo. Il sangue ricco di anidride carbonica proveniente dai tessuti cede invece il gas tossico agli alveoli che, mediante il processo espiratorio, lo eliminano dall’organismo.
Alcune malattie alterano proprio gli scambi gassosi tra polmoni e sangue e di conseguenza peggiora l’ossigenazione di organi e apparati.
Grazie all’esame spirometrico è possibile evidenziare la presenza di tali disturbi per impostare un adeguato ed efficace programma terapeutico.
Esame spirometrico: quando eseguirlo?
L’esecuzione dell’esame spirometrico è consigliata nei seguenti casi:
- screening per fumatori, che, anche in assenza di sintomi, possono identificare precocemente eventuali deficit della funzionalità polmonare;
- monitoraggio degli atleti, che devono essere dotati di una capacità respiratoria di ottimo livello, soprattutto in concomitanza di gare e competizioni particolarmente impegnative;
- diagnosi di varie patologie, come fibrosi cistica, asma, bronchite cronica, enfisema polmonare, bronco-pneumopatia ostruttiva, esiti patologici successivi a polmoniti;
- diagnosi incerte, derivanti da quadri morbosi indefiniti, come tosse persistente, respiro affannoso, dolore al torace, ipossia;
- ricerche epidemiologiche, relative soprattutto alle epidemie influenzali stagionali.
Trattandosi di un esame ben accettato dai pazienti, la spirometria è spesso richiesta per risolvere alcuni quesiti diagnostici, anche in associazione con altre indagini cliniche.
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