La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa progressiva che colpisce principalmente il sistema motorio, compromettendo la qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo. Questa condizione si sviluppa gradualmente e spesso viene diagnosticata solo quando i sintomi sono già evidenti.

Tuttavia, riconoscere i segnali precoci può aiutare a intervenire tempestivamente, migliorando il trattamento e rallentando la progressione della malattia.

In questo articolo esploreremo i principali sintomi iniziali della malattia di Parkinson, ponendo l’accento sui segnali che possono passare inosservati.

Cos’è la malattia di Parkinson?

La malattia di Parkinson è caratterizzata dalla degenerazione progressiva dei neuroni situati nella substantia nigra, una parte del cervello responsabile della produzione di dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo dei movimenti.

La riduzione dei livelli di dopamina provoca difficoltà nei movimenti, rigidità muscolare e tremori. Sebbene il Parkinson sia più comune nelle persone anziane, può manifestarsi anche in individui più giovani, il che rende importante riconoscere i sintomi precoci.

Tremori: il segnale classico, ma non il primo

Il tremore è forse il sintomo più noto associato alla malattia di Parkinson, ma non sempre è il primo a comparire. I tremori parkinsoniani tendono a manifestarsi in modo asimmetrico, colpendo inizialmente una mano o un braccio, e sono particolarmente evidenti quando la persona è a riposo. Questo tipo di tremore è diverso da quello causato da ansia o stress e può essere un segnale importante, ma in molti casi i pazienti iniziano a sperimentare altri sintomi sottili molto prima.

Rigidità muscolare e movimenti rallentati (bradicinesia)

Un segnale precoce del Parkinson è la rigidità muscolare, che può manifestarsi con una sensazione di tensione o resistenza nei muscoli, anche quando si compiono movimenti semplici. Le persone affette possono notare che muoversi diventa più faticoso, e compiti come alzarsi da una sedia o girarsi nel letto richiedono più sforzo del normale.

La bradicinesia, ossia il rallentamento dei movimenti, è uno dei sintomi più invalidanti della malattia di Parkinson. Le azioni quotidiane diventano più lente e impacciate, e i pazienti possono notare una riduzione nella spontaneità dei movimenti. Anche attività come camminare, scrivere o persino parlare possono diventare più lente nel corso del tempo. Un esempio comune è la difficoltà a iniziare a camminare: i pazienti possono sentirsi come se i loro piedi fossero “incollati” al suolo, un fenomeno noto come “freezing”.

Alterazioni nel cammino

Un altro segnale precoce della malattia di Parkinson, che spesso passa inosservato, è il cambiamento nel modo di camminare. Il passo può diventare più corto, e la camminata può assumere un’andatura rigida o esitante. Molte persone iniziano a camminare con una postura curva in avanti, con la testa abbassata e le spalle incassate. Inoltre, può comparire una difficoltà nel coordinare il movimento delle braccia durante la camminata: le braccia smettono di oscillare naturalmente e restano più rigide ai lati del corpo.

Cambiamenti nella scrittura (micrografia)

La micrografia, ovvero una riduzione anomala della grandezza della scrittura, è un altro segnale precoce del Parkinson. Le persone affette possono notare che la loro scrittura diventa più piccola e fitta, e che il movimento della mano durante la scrittura diventa più rigido e meno fluido. Questo cambiamento può sembrare banale, ma è uno dei sintomi precoci più tipici della malattia.

Cambiamenti nella voce e nella mimica facciale

La malattia di Parkinson può influenzare anche la voce e l’espressività facciale. Molte persone sperimentano una riduzione della prosodia, cioè della variazione del tono della voce, rendendo il modo di parlare più monotono e meno espressivo. Anche il volume della voce può diminuire, causando una “voce bassa” (ipofonia). Questi cambiamenti spesso vengono notati dagli amici o dalla famiglia prima che dal paziente stesso.

Un altro segnale sottile è la riduzione dell’espressività del viso. I muscoli facciali possono diventare meno mobili, provocando quella che viene chiamata “facies parkinsoniana”, dove il volto appare rigido o immobile, dando l’impressione di una mancanza di emozione. Questo può portare a incomprensioni sociali, poiché chi ne è affetto potrebbe sembrare annoiato o distaccato anche quando non lo è.

Disturbi del sonno e del sistema nervoso autonomo

Il Parkinson può manifestarsi anche con sintomi non motori, tra cui i disturbi del sonno. Un esempio è il disturbo comportamentale del sonno REM, in cui la persona agisce i sogni muovendosi o parlando nel sonno. Questo tipo di disturbo può precedere di anni la comparsa dei sintomi motori e rappresenta un segnale d’allarme importante.

Altri sintomi precoci legati al sistema nervoso autonomo includono costipazione, problemi urinari e riduzione dell’olfatto (iposmia). Sebbene questi sintomi non siano esclusivi della malattia di Parkinson, possono associarsi ad essa nelle fasi iniziali.

Quando consultare un medico

Se si sospetta di avere uno o più dei sintomi sopra descritti, è fondamentale consultare un neurologo per una valutazione approfondita. Anche se i tremori sono spesso il primo segnale che porta a una diagnosi, i sintomi più sottili come la rigidità, i cambiamenti nella camminata o la riduzione dell’espressività facciale possono essere presenti già da tempo. Una diagnosi precoce permette di iniziare un trattamento mirato che può rallentare la progressione della malattia e migliorare significativamente la qualità della vita.

Parkinson: i trattamenti disponibili

Sebbene la malattia di Parkinson non abbia ancora una cura definitiva, esistono vari trattamenti che possono alleviare i sintomi e rallentare la progressione della malattia. I farmaci più utilizzati sono quelli che aumentano i livelli di dopamina nel cervello, come la levodopa, spesso combinata con inibitori della decarbossilasi per migliorarne l’efficacia.

Oltre ai farmaci, i pazienti possono trarre beneficio da terapie fisiche e occupazionali che migliorano la forza muscolare, l’equilibrio e la coordinazione. In alcuni casi avanzati, la stimolazione cerebrale profonda (DBS) può essere un’opzione per alleviare i sintomi motori più gravi.

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