Il diabete mellito, o più semplicemente diabete, è una malattia metabolica legata all’insulina.
In sostanza, è causata da una ridotta disponibilità di insulina o dalla scarsa ricettività dei tessuti nei confronti di quest’ormone.
L’insulina è l’ormone che regola la quantità di glucosio nel sangue, evitando il verificarsi del fenomeno della glicemia alta. Una delle caratteristiche cliniche del diabete, infatti, è l’iperglicemia, ovvero l’elevata concentrazione di glucosio nel sangue. Questa condizione può causare danni molto seri all’organismo.
Quante tipologie di diabete esistono?
L’attuale classificazione sostituisce quella utilizzata fino al 1997. Proposta dall’ADA e dall’OMS, suddivide il diabete in tre forme principali.
Vediamo quali sono:
- Il diabete di tipo 1, che comprende la maggior parte delle tipologie di diabete immunomediate; in questo caso, il problema di base è da ricercarsi in un malfunzionamento del sistema immunitario, che tende ad aggredire le cellule beta pancreatiche delle isole di Langerhans, deputate alla produzione di insulina.
- Il diabete mellito di tipo 2, invece, include le tipologie di diabete dipese da un deficit di secrezione dell’insulina o legate alla scarsa sensibilità dei tessuti all’azione dell’insulina stessa (condizione definita insulino-resistenza).
- Il diabete gestazionale, infine, include tutte le forme della malattia direttamente legate alla gravidanza. Per fortuna, nella maggior parte dei casi, si tratta soltanto di un fenomeno transitorio.
I sintomi del diabete
Tra i sintomi tipici del diabete figurano:
- la polidipsia, ovvero un netto incremento della sete
- la poliuria, ovvero un aumento delle quantità di urina emesse nell’arco della giornata
- la polifagia paradossa, un aumento dell’appetito al quale fa seguito un rapido e apparentemente inspiegabile dimagrimento. Questo particolare sintomo è presente soltanto nel diabete di tipo 1
In un secondo momento, ai disturbi appena elencati tendono ad aggiungersene altri, tra cui:
- forte senso di spossatezza
- maggior facilità a sviluppare infezioni
- evidenti sbalzi d’umore
- guarigione delle ferite e delle infezioni più lenta del normale
- forte prurito
- vista offuscata
- cefalee frequenti
- nefropatia, che consiste in un danno alle strutture filtranti dei reni. Nei casi più gravi, questa condizione può obbligare persino alla dialisi. Basti pensare che nel nostro Paese il 30% dei pazienti in terapia dialitica sono diabetici.
Quali sono i valori che sanciscono il rischio di diabete?
I soggetti sani hanno una glicemia a digiuno (ovvero dopo almeno 8 ore di digiuno) compresa tra 60 e 99 mg/dl.
Circa due ore dopo i pasti, invece, quando si verifica il picco glicemico, nei soggetti sani la glicemia difficilmente supera la soglia dei 140 mg/dl.
Nel caso, invece, si sospetti la presenza di diabete o della condizione definita pre-diabete, la diagnosi può essere posta sulla base dei seguenti indicatori:
- esistono condizioni di metabolismo glucidico alterato (la cosiddetta disglicemia), che possono essere definite anche pre-diabete. Si tratta di una condizione meritevole di attenzione, poiché in grado di identificare i soggetti a rischio diabete e/o malattie cardiovascolari. Si può parlare di alterata glicemia a digiuno quando questa è compresa tra i 100 e i 125 mg/dl. Si parla, invece, di ridotta tolleranza al glucosio quando la glicemia è compresa tra 140 e 199 mg/dl a distanza di 2 ore dai pasti o dopo carico di glucosio.
- in presenza della sintomatologia tipica della malattia (produzione eccessiva di urina, sete intensa, calo ponderale ingiustificato, senso di spossatezza, etc), per diagnosticare il diabete occorre che la glicemia nel sangue superi i 200 mg/dl. Ciò può avvenire in qualsiasi momento della giornata.
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