Secondo le ultime statistiche, un italiano su quattro crede di essere intollerante a un alimento, senza però essersi sottoposto a una diagnosi precisa e scientifica.
Purtroppo, questo è uno degli effetti negativi della medicina “fai-da-te”, fatta di informazioni prelevate da semplici ricerche su internet nelle quali talvolta scarseggiano fonti accademiche conclamate e verificate.
È dunque opportuno fare chiarezza in merito.
Differenze tra allergie e intolleranze
Innanzitutto, molte persone confondono le intolleranze con le allergie. Si tratta di due meccanismi assolutamente distinti, che non presentano alcun punto in comune e che provocano certamente effetti diversi sull’organismo. Nel caso di un’allergia, infatti, è coinvolto il sistema immunitario: quando viene introdotto un nutriente (solitamente una proteina) al quale l’organismo è allergico, questo reagisce rilasciando immunoglobuline che possono causare gonfiori, irritazioni, altri fenomeni cutanei e in alcuni casi persino uno shock anafilattico.
Le intolleranze alimentari, invece, consistono nella difficoltà riscontrata dall’organismo nel digerire (ovvero nel demolire e assimilare) i nutrienti, a causa dell’assenza di enzimi specifici. Una delle intolleranze più comuni, soprattutto nelle popolazioni asiatiche, è quella al lattosio. Per demolire lo zucchero del latte, infatti, è necessario un enzima che in alcuni individui scompare con la crescita. Coloro che non posseggono questo enzima nel proprio corredo metabolico possono effettivamente andare incontro a mal di pancia e flatulenza in seguito all’assunzione di latte.
L’importanza della giusta diagnosi
Una presunta intolleranza a un alimento porta inevitabilmente il paziente a seguire arbitrariamente una dieta restrittiva, che in alcuni casi può anche essere il fattore di problemi ben più gravi. Questo avviene perché molto spesso ci si affida a test “famosi”, ma che non hanno alcuna valenza scientifica, come il test del capello o l’iridologia.
È bene, perciò, chiarire un concetto: allo stato attuale delle conoscenze, la medicina riconosce esclusivamente due intolleranze, ovvero quella al glutine e quella al lattosio.
Addirittura, secondo alcuni studi l’intolleranza al lattosio risulta persino reversibile, poiché secondo tali ricercatori è necessario stimolare la produzione dell’enzima assumendo volumi via via crescenti di latte (si tratta, però, di evidenze sperimentali per le quali non è attualmente possibile giungere a una conclusione universalmente riconosciuta).
Per la diagnosi delle due intolleranze esistono specifici test che devono necessariamente essere eseguiti da medici: tutte le prove alternative guidate da persone non abilitate all’esercizio della professione devono essere ritenute non valide.
Nello specifico, per la diagnosi dell’intolleranza al lattosio bisogna ricorrere al test del respiro: il medico richiede al paziente di espirare un certo volume d’aria, valutando quindi se vi sono problemi all’apparato digerente.
Nel caso dell’intolleranza al glutine, invece, è necessario eseguire un test sierologico – in seguito al prelievo di un campione ematico – per evidenziare l’eventuale presenza di anticorpi specifici legati alla malattia celiaca.
Le soluzioni per chi soffre di queste intolleranze
Come già detto, le intolleranze al glutine e al lattosio sono riconosciute ufficialmente dalla comunità scientifica. Per questo motivo, se a seguito di un test ufficiale emerge la presenza di una delle due intolleranze, non c’è da preoccuparsi: in commercio, infatti, esistono sia diverse tipologie di latte delattosato sia numerosi prodotti senza glutine (per maggiori informazioni si rimanda al portale dell’AIC).
A oggi non esistono ancora cure per le intolleranze, tuttavia i pazienti possono vivere normalmente integrando prodotti alternativi a quelli convenzionali nella propria dieta.
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